Località: il viaggio
Il primo rullino manca. O forse all'inizio del viaggio non abbiamo scattato in diapositive. Sono passati tanti anni, non mi ricordo perché.
Questo R01 diventa allora il luogo delle motivazioni che ci hanno messo in movimento. Nascoste, dimenticate, rimosse o perdute che siano.
Scampoli fotografici, luoghi senza nome, singole immagini che non hanno trovato il rullino giusto al quale appartenere.
In termini puramente logistici c'è stato un treno da Milano a Bari, poi un traghetto fino a Patrasso e di nuovo fino al Pireo. Poi un altro traghetto fino a Rodi. Poi uno sbarco in terra Turca a Marmaris, un bus fino ad Ankara. Un altro bus fino a Erzurum. Una notte a Doğubeyazıt. E poi un passaggio di frontiera incredibile tra Turchia e Iran, lasciati da un taxi in un bianco accecante (era gennaio, - 20°). Ricordo distintamente una lunga strada diritta, vecchissimi tir parcheggiati sulla destra chiaramente privi di conducente, bambini ricoperti da strati di vestiti che apparentemente chiedevano soldi ma in verità con lo sguardo chiedevano perché fossimo in quel posto, abbiamo camminato chilometri (neanche street view arriva alla fine di questa strada, anche le macchine di Google hanno rinunciato).
E poi alla fine di questa strada, una casetta con un comignolo e del fumo bianco che si mescolava all'aria bianca, al cielo bianco, al contorno bianco. Dentro alla casetta, cioè alla frontiera, una stanza quadrata, con due porte. Il ritratto di Ataturk a destra, quello di Khomeini a sinistra. Su panche di legno un paio di famiglie in attesa, almeno da qualche giorno. Forse da anni. Non si muove niente, nessun rumore, le famiglie ci guardano.
Per passare la frontiera tra Iran e Turchia abbiamo dovuto bussare alla porta sotto al ritratto di Khomeini.
Al di là l'aria è la stessa, il panorama è uguale, ma il bus sul quale saliamo per andare a Tabriz deve essere di qualche decina di anni più vecchio.
Da Tabriz ci sono foto.