Località: Esfahan
Se c'è stato un momento in cui credo di avere avuto la prima sensazione su quali potessero essere le implicazioni del viaggio lento deve essere stato proprio a Esfahan. La Turchia era passata velocemente, tra il freddo, la tensione dovuta alla vicinanza del Kurdistan e il Ramadan. Il passaggio della frontiera tra Turchia e Iran è stato intenso, l'arrivo a Tabriz è stato arricchito dalla visita al Gran Bazar ma gli spazi esterni non erano molto invitanti, il tempo ancora brutto, l'atmosfera un po' grigia e opprimente. Quindi è toccato ad Esfahan - cielo blu, alberi nelle vie, piazzette assolate, moschea dall'architettura grandiosa e solare, gente amichevole, curiosa, sorridente - il compito di abbassare il nostro ritmo vitale. È stato lì, con la complicità del calore del sud, che abbiamo trovato una nuova unità di tempo, quella che non hai paura di perdere.